“È sempre il momento giusto per fare quello che è giusto” – Martin Luther King
Allo scadere del mese di Giugno, mercoledì 30 del giugno 2021 abbiamo sui giornali una novità per quanto riguarda l’argomento legalizzazione nostrana. Il relatore del testo di legge sulla cannabis in Commissione Giustizia della Camera Jacopo Morrone si dimette. Naturalmente, dato che il relatore appena dimesso è della posizione più proibizionista, la sua scelta è al puro scopo di rallentare una nuova risorsa economico-sociale del Paese.
Questa non è una speculazione, le sue parole riguardo la motivazione delle sue dimissioni sono: “Mi sembra che sulla cannabis si voglia premere sull’acceleratore”. Bhe, cosa aggiungere, dopo quasi 50 anni dalla “legge Cossiga” parlare di fretta nel voler legalizzare è già una scusa risibile. Inoltre diventa sempre più chiaro quanto la cannabis e tutti i settori che vi ruotano intorno siano una risorsa economica indiscutibile per un paese che ha subito fortissime perdite a seguito della pandemia da COVID-19, e che già emergeva da una situazione economica non del tutto splendente.
Perché questi ostacoli?
Qui si deve entrare nello specifico di quale sia la strategia politica media del partito di provenienza dell’ex relatore. Senza entrare troppo in argomentazioni puramente politiche, parliamo di un partito che ha fatto dell’assenteismo e dell’ostracismo mediatico il suo trademark. Ad esempio, Pillon con la sua opposizione al ddl Zan parrebbe politicamente un peso irrilevante, eppure è in grado di bloccare tutto grazie anche alla visibilità fornita dai detrattori delle sue “idee”. Per non parlare di programmi elaborati apposta per fornire l’argomento di polemica del giorno sulla base dei trends di rete, come il celeberrimo La Bestia.
Un altro programma che ha il solo scopo di dare l’immagine di gran lavoratori al partito di riferimento dei proibizionisti ha la funzione di generare milioni e milioni di “cavilli” da sistemare per ogni passo di un nuovo decreto legge, in modo da renderne impossibile l’elaborazione. Quale può essere lo scopo di chi usa queste strategie?
Analizzando a fondo, si evince che l’unico vero obiettivo è quello di conservare la propria posizione, a discapito di tutta la comunità. Sinteticamente si può almeno dire che è comodo parlare di accelerazione forzata sulla cannabis, con uno stipendio da parlamentare!
La cannabis come risorsa
Sappiamo bene che la cannabis non costituisce una risorsa a sé stante, ma sarebbe accompagnata nel caso di una legalizzazione integrale da numerosi altri benefici. Innanzi tutto si porrebbe rimedio a tragicomiche circostanze, per fortuna in questi due casi finite bene, come quelle dei processi a Walter De Benedetto e Fabrizio Pellegrini. Si tratta di due pazienti in terapia cannabica, rispettivamente per trattare una grave forma di artrite reumatoide e di fibromialgia. Perseguire penalmente dei malati gravi che coltivano la propria medicina è come condannare a morte un tentato suicida: non ha senso. Soprattutto davanti alla evidente mancanza di sufficiente cannabis medicinale per tutti i pazienti Italiani.
Le multinazionali Europee hanno già messo le mani su territori Africani per l’importazione di cannabis a scopo medicinale a basso costo dall’antico continente. Tuttavia una legalizzazione nei singoli paesi Europei è ancora molto valida economicamente parlando. Questo considerando i mercati e le figure specializzate che si creerebbero intorno al mondo ricreativo della cannabis.
Tra cucina, trasporti, breeders e growers, shop, importazioni, collaborazioni internazionali, associazioni per il libero scambio e consumo… i benefici economici giustificano già ad un’occhiata superficiale qualsiasi accelerazione. Non è affatto un caso che siano moltissimi i giovani e meno giovani Italiani che per reinventarsi stanno investendo già nel settore cannabis light! In questo settore troviamo già molte figure VIP ed anche dei personaggi politici. Guardando fuori dal continente, è evidente come negli USA o in Canada la cannabis accelera insieme alla sua fama ma anche alla ricerca.
Curare persone e civiltà malate
Certo, è un sottotitolo pretenzioso! Dubito anche io che basti la cannabis a curare una civiltà profondamente radicata nello sfruttamento e nella ricerca di un capro espiatorio. Ma questo non significa che la lotta per la decriminalizzazione della cannabis sia fine a sé stessa. Nell’augurare un buon lavoro al nuovo relatore, Mario Perantoni, osserviamo alcuni cambiamenti che la cannabis ha contribuito ad attuare. Moltissime sono state le lotte civili e sociali che la cannabis ha accompagnato: la cannabis è stata per molto tempo anche un simbolo.
Simbolo di rivoluzione, come in Messico nel primo quarto del ‘900. Un simbolo di libertà d’espressione, come per artisti quali Keith Haring e Frida Kahlo. Simbolo di libertà d’amare chiunque si voglia, come nelle lotte di Harvey Milk e Dennis Peron, attivisti LGBT ed anche a favore della legalizzazione della cannabis. Simbolo di identificazione sacra e mistica, nonché di recupero delle proprie radici recise dallo schiavismo dei propri antenati per i Rastafariani.
Sapevi che esiste una collezione di vetreria a tema “arte di Keith Haring”? Scopri tutti i pezzi qui.
Ecco, qui c’è praticamente tutto ciò che teme il conservatorismo più spinto. Eppure bisognerebbe notare che il mondo sinora è andato secondo le regole sociali e civili dettate da questo tipo di falsa attenzione a dei valori tradizionali. Falsa attenzione non è un parere personale di chi compone questo articolo, ma è un dato oggettivo. Basta guardare questa effige Cristiana intitolata “Guarigione dei due Ciechi di Gerico” del XII secolo nella cattedrale di Santa Maria Nuova in Sicilia. O cercare informazioni sull’arte canapaia Campana o sul calafataggio Pugliese. Cosa ne sanno esattamente questi proibizionisti della tradizione?