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Calcio: uno degli sport più intrisi di ganja

Calcio: uno degli sport più intrisi di ganja
29 Giugno 2021 Copy

Se mi trovassi ad un matrimonio, vestito di bianco ed arrivasse un pallone pieno di fango, non esiterei a stopparlo di petto” – Diego Armando Maradona.

Chiaramente scegliere di citare Maradona è una cosa sempre valida, in questo contesto. Certo, lui ha avuto ben altro tipo di problemi con l’opinione pubblica, e ben più pesanti di salute. Durante gli EURO2020, però, è lecito dedicargli la citazione a fronte di un articolo, visto che è venuto a mancare proprio in questo anno nefasto. Si può dire che a causa del lockdown conseguente alla pandemia di COVID-19, il calcio si è dimenticato in fretta di salutare al meglio una leggenda del suo passato. 

  L’associazione Maradona-cocaina ha nel corso del tempo messo in ombra ciò che davvero dava moto alle sue leggendarie azioni: passione per il pallone. Inoltre è sicuramente vero che la cocaina sia uno stimolante estremamente efficace per la corsa, ma è altrettanto vero che a lungo andare non aiuta affatto il fisico di un atleta! È un peccato quindi vedere video di come una leggenda si sia rovinata prima il fisico e poi la mente, al punto di non riuscire più ad articolare parole. Ed è altrettanto un peccato ridurre le sue imprese alla folle corsa di un cocainomane, cosa che probabilmente non è assolutamente vicina alla realtà

  Detto questo, si può svoltare questo triste inizio notando una cosa molto singolare: i giocatori in buona salute e di successo che fumano o hanno provato la cannabis sono davvero tanti! Ovviamente, alcuni tra questi hanno anche avuto problemi nella carriera calcistica.  

Cosa ne pensa la FIFA?

  Secondo dati dichiarati nel 2017 dalla FIFA, ben il 43% dei calciatori della federazione calcistica risulta positivo alla cannabis! Eppure si contano sulle dita i calciatori che hanno subito pene (troppo severe) per via della positività alla ganja. Il motivo sta nel fatto che per la FIFA: “Viene difficilmente usata per aumentare le prestazioni. Il suo utilizzo tanto diffuso rappresenta lo stile di vita colmo di pressioni affrontato da alcuni giocatori”

  Non è una sorpresa che la cannabis sia un valido aiuto per sopportare stress, pressioni ed ansia da prestazione atletica. Anche la sola assunzione di CBD è valida, in quanto ad effetto ansiolitico. Inoltre, cosa non scontata, può dare una mano fisicamente a sopportare i dolori di una vita di allenamenti. Ci sono anche prove che la cannabis possa dare un piccolo “boost” al metabolismo, a patto che si resista alla soverchiante “fame chimica” tipica delle varietà psicoattive della pianta. 

  Tutto questo chiaramente non rientra tra le caratteristiche di una sostanza dopante. La cannabis nel mondo sportivo è da sempre conosciuta come un aiuto nell’essere più flessibili e resistenti. Un doping è qualcosa che induce cambiamenti fisici importanti, spesso molto rischiosi per le condizioni di salute. Questo, insieme alla sportività rendono il doping del tutto illegale. Tuttavia anche se la cannabis non è considerata da FIFA una sostanza dopante, la sua posizione al riguardo resta: “Ad ogni modo, attualmente la cannabis resta sulla lista delle sostanze proibite e gli utilizzatori saranno di conseguenza sanzionati”.

Calciatori in Punizione

  Ci sono naturalmente una serie di esempi di questo tipo di punizione, da parte della lega calcistica. Bisogna però sottolineare che il divieto dell’uso di cannabis è da applicarsi secondo quelle che sono le considerazioni al riguardo del paese di provenienza del test. Difficilmente vedrete trattare male un calciatore Olandese risultato positivo alla marijuana. Inoltre, considerato cosa emerge dagli stili di vita e dal modo di festeggiare di certi calciatori, la cannabis è davvero una inezia. 

  Una cosa interessante è che per alcuni calciatori le punizioni sono state severe, ma non hanno interrotto affatto la carriera. Un esempio è Wilder Medina, sanzionato per positività alla cannabis ben quattro volte. Sembra che i bastoni tra le ruote alla sua carriera dati dalla severità nei confronti del suo apprezzamento per la cannabis lo abbiano spinto nel 2012 verso la cocaina. Per fortuna, risultato positivo anche alla cocaina, è riuscito a non rimanere intrappolato nelle sue spire e a proseguire con la sua carriera. 

  Per qualche ragione, poi, sono spesso proprio i calciatori Africani a pagare le conseguenze più amare sulla carriera, per l’uso della ganja. Ibrahim Tanko e Mbulelo Mabizela furono noti nell’inizio degli anni 2000 per aver subito pesanti sanzioni e misure punitive da parte della comunità sportiva. Peccato, considerando che proprio l’Africa è un continente dove si conosce e si apprezza, culturalmente, moltissimo la cannabis!

Grandi calciatori

  Ci sono poi due esempi, provenienti direttamente dalle stagioni calcistiche degli anni ’90, di nomi abbastanza grossi “beccati” con cannabis in corpo. Uno dei casi più assurdi è quello di Bernard Lama, considerato uno dei portieri Francesi più capaci di tutti i tempi. Lama, oltre alla sua carriera atletica nel PSG è stato anche un buon allenatore. L’assurdità del caso non è solo nel fatto che la cannabis evidentemente non gli ha “fritto la testa”, ma anche che la sua positività è emersa a seguito di una partita amichevole in Olanda, dove la cannabis a scopo ricreazionale è legale!

  Purtroppo, maggiore è la fama e più importante è la posizione di un atleta in uno sport mediaticamente inflazionato quanto il calcio, maggiore è la possibilità che emergano sensazionalismi e scoop dove c’è ben poco da dire o criticare. Questo portò ad un breve bando dalla West Ham in Inghilterra, ma per fortuna non stroncò la sua carriera. Lavezzi se la cavò molto meglio con la sua abitudine di fumare cannabis! Il team Argentino infatti boicottò la stampa a seguito dell’accusa.

  Purtroppo, quella Inglese negli anni ’90, invece, era una nazionalità piuttosto problematica in relazione all’uso della ganja nel calcio. Un esempio particolarmente triste è stato quello di Chris Armstrong, costretto alla sospensione per ben quattro partite a seguito della positività alla marijuana nel 1995. Ciò che fu triste non fu tanto una sospensione prolungata (quattro match non sono pochi), quanto la via forzata di un percorso di riabilitazione per poter ritornare velocemente a giocare. Ci si chiede, riguardo la cannabis, da cosa esattamente qualcuno andrebbe riabilitato?

Calciatori Italiani

  Purtroppo, l’Italia è ancora uno di quei paesi dove l’uso, il possesso e la coltivazione di cannabis sono visti come qualcosa di demoniaco. Ne ha fatto spese l’ex calciatore di Serie A Luigi Sartor. È stato colto con una serra di 106 piante di cannabis in un casolare, ed attualmente è agli arresti domiciliari. 

  L’ex giocatore dell’Empoli Matteini invece ha preferito una strada molto più lunga ma del tutto legale, quella della produzione e vendita di Cannabis Light. Un chiaro richiamo all’interesse da parte di star internazionali per questo settore in piena espansione. 

  Come dimenticare poi Roberto Mancini, che mentre era manager della Lazio dichiarò in una intervista de Le Iene di aver fumato cannabis in gioventù! Considerando la sua carriera di calciatore proprio durante la sua gioventù, non è stato difficile per i media Inglesi tornare all’assalto quando divenne il CT del Manchester.

  Nessuna sorpresa: anche in questo ambito nessuno si accorge che una persona usa cannabis finché non fa comodo a qualche detrattore o a qualche manovra sleale da parte di una squadra avversaria. Incoraggiante comunque vedere come la cannabis sia vista molto meno come un capro espiatorio efficace contro i calciatori però nel 2021!

  Dopotutto è anche l’anno in cui, negli Stati Uniti, è stato dato il via libera all’uso della cannabis per i giocatori di basket. 

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