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CBD: l’Antinfiammatorio di Galeno

CBD: l’Antinfiammatorio di Galeno
6 Aprile 2021 Copy

“Era usanza dare semi di canapa agli ospiti dei banchetti come promotori di ilarità e divertimento” – Galeno

Una prima fonte storica dell’utilizzo come antinfiammatorio della cannabis proviene proprio da Galeno, uno dei più importanti padri della medicina moderna. Il preparato di una volta, quello composto di volta in volta dal farmacista su ricetta del medico era generalmente chiamato proprio “medicamento galenico”.

Galeno, medico Greco del II secolo D.C., descrive un utilizzo prettamente ricreativo della canapa ne “Le proprietà degli alimenti”. Sostiene però che l’utilizzo più appropriato della cannabis è quello che “alleggerisce gli umori che attraversano le urine”. Questo immediatamente fa pensare ad un trattamento alimentare di condizioni infiammatorie del tratto urinario. O sarebbe meglio dire del rene, dato che notoriamente fu proprio Galeno il primo ad individuare in questo organo la sede della produzione di urine.

Inoltre, sempre presso gli antichi Greci, la canapa era certamente utilizzata per lenire le infiammazioni dell’orecchio attraverso la spremitura nel canale uditivo delle infiorescenze e dei semi lasciate a macerare nel vino, materiale poi utilizzato anche per medicare piaghe e ferite nei cavalli. Una testimonianza notevole quella lasciata dai medici e scrittori dell’epoca ellenistica se consideriamo l’ampia diffusione che sta avendo l’utilizzo della canapa medicinale a scopo veterinario oggi.

Le ricerche contemporanee

Mai prima d’ora le proprietà antinfiammatorie del CBD, così come la sua capacità di contrastare condizioni di tutt’altro genere, quali diversi tipi di cancro, Parkinson e depressione tre le tante, sono state oggetto di ricerca tanto fervente intorno al globo.

Vediamo del 25 maggio 2015 intitolata “Evaluation of Serum Cytokines Levels and the Role of Cannabidiol Treatment in Animal Model of Asthma”. Qui si evidenzia la capacità del CBD nei soggetti asmatici di abbassare notevolmente la concentrazione plasmatica delle interleuchine. Queste sono piccole proteine secrete dalle cellule del sistema immunitario a seguito di numerose condizioni e responsabili di tutta una serie di risposte infiammatorie.

In particolare, le interleuchine su cui agisce l’effetto regolatore del CBD sono IL-4, IL-5, Il-6, IL-10, IL-13 e TNF-α. Interessante notare che di queste, IL-6 e TNF-α siano coinvolte anche nello scatenarsi della tempesta citochinica tipica della fase acuta dell’infezione virale da SARS-CoV-2. Questo a seguito di una copiosa diffusione della proteina Spike.

Proteina Spike di SARS-CoV-2

Proteina Spike di SARS-CoV-2

Vediamo la pubblicazione del 19 gennaio 2021 intitolata “Fighting the storm: could novel anti-TNFα and anti-IL-6 C. sativa cultivars tame cytokine storm in COVID-19”. Anna Lovalchuk ed il suo team sono gli autori. Questi hanno sperimentato l’efficacia di diverse cultivar di Cannabis sativa nell’abbassare i livelli delle citochine associate all’insorgenza della fibrosi polmonare. Il che è ragione di ipotesi che il CBD possa prevenire nei soggetti infetti l’insorgenza delle forme più gravi e letali dell’infiammazione.

Un arma contro il COVID-19?

Citando dal paper: “È stato proposto che la Cannabis sativa moduli l’espressione genica e l’infiammazione legata alle malattie autoinfiammatorie ed al cancro ed è sottoposta ad investigazione per molteplici applicazioni terapeutiche.

Qui noi ipotizziamo che gli estratti di nuove cultivar di C. sativa possano essere usate per ridurre l’espressione di citochine pro-infiammatorie e dei pathway coinvolti nell’infiammazione e nella fibrosi”.

Nella pubblicazione è sottolineato che non tutte le cultivar esaminate hanno dato un esito positivo. Qui sono riportate le lastre corrispondenti alla corsa su gel di elettroforesi. Le cultivar segnate come #15 e #14 non hanno ridotto l’espressione delle proteine d’interesse, a differenza di tutte le altre.

Vale a dire che molta ricerca va ancora fatta sul potenziale ruolo che la cannabis potrebbe rivestire nella lotta al COVID-19. non tutte le cultivar di Cannabis sativa potrebbero essere efficaci nel trattamento e nella prevenzione della fase acuta della malattia, per cui ancora non è clinicamente testato il trattamento la malattia a base di olii e cristalli di CBD.

Applicazione topica

I Dottori Fabio Firenzuoli, Francesco Epifani e Idalba Loiacono scrivono: “Le prime preparazioni di cannabis”, o perlomeno le prime nel mondo occidentale moderno, “sono state somministrate in epoca vittoriana per alleviare il dolore, sotto forma di … tinture; una forma ulteriore era quella dell’unguento, un primo efficace tentativo di applicazione transdermica della cannabis”.

Il gruppo di proteine responsabile di queste risposte sembra anche un fattore scatenante alcuni tipi di dermatite. Questa può essere alleviata con una gamma di prodotti per la pelle della linea BioECO cosmesi di VERDESATIVA.

 

Ulteriori proprietà antinfiammatorie

Ma le proprietà antinfiammatorie della Cannabis sativa non si limitano a queste patologie e meccanismi d’azione. Il Cannabidiolo, infatti, viene accostato già da tempo dalla comunità scientifica al trattamento dell’infiammazione cronica ed in particolare nella prevenzione delle condizioni patologiche aggravate che possono derivarne.

L’infiammazione cronica può infatti degenerare in arteriosclerosi, artrite, epatite, diabete, disturbi ossei, obesità, infarto ed una lista di malattie neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer.
Oltre al meccanismo d’azione sulle citochine del CBD, la Cannabis sativa si studia dal 1986 per ulteriori potenti proprietà antinfiammatorie. Queste sono dovute ad altre molecole del fitocomplesso.

  Cannaflavina A e Cannaflavina B, contenute in concentrazioni modeste nella Cannabis sativa, sono dei flavonoidi noti da tempo per avere la capacità di “inibire la produzione di prostaglandine E2 delle cellule sinoviali reumatoidi umane in coltura”, citando la pubblicazione dell’86 di Barrett ML, Gordon D ed Evans FJ intitolata “Cannaflavin A and B, prenylated flavones from Cannabis sativa L”.

Sembra inoltre che l’effetto di inibizione sulle proteine pro-infiammatorie sia accentuato dall’assimilazione combinata di questi flavonoidi con alimenti ricchi di acidi ω3. Tra questi si annovera anche l’olio prodotto dai semi di canapa!

 

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