“Ci vogliono mille voci per raccontare una sola storia” – proverbio Apache
La storia del peyotl, o peyote, nomi comuni per la specie Lophophora williamsii, si dirama in tre vie. Riconosciamo la via degli Huichol in Messico e la via della Native American Church in Nordamerica. Ma lo sviluppo della cultura del peyote ha avuto anche un’altra via attraverso la tradizione Europea di esperimenti con la mescalina.
A quanto pare, il peyotl veniva utilizzato dalle varie popolazioni che vivevano o migravano attraverso il suo ambiente naturale. Tracce di Lophophora che risalgono intorno all’8500 A.C. sono emerse in una grotta in Messico, vicino Coahuila. Questo rende il peyotl il più antico allucinogeno usato dall’uomo. Almeno per quanto narrano le evidenze archeologiche ed etnobotaniche sinora.
“Bottoni” di peyotl essiccati ritrovati in degli scavi da parte di Schultes, 1937.
Ricostruire la storia
Purtroppo, con la conquista del Messico è emerso il peggio della cultura imperialista Europea dell’epoca. Tuttavia possiamo oggi utilizzare i rapporti dei conquistadores e degli ecclesiastici cristiani turbati dall’uso locale del peyotl per ricostruire quale era l’uso effettivo di questo cactus. Non si tratta di qualcosa di scontato! Etimologicamente parlando, la parola peyotl e la parola mescal creano molta confusione. Vengono e venivano utilizzate infatti da diverse popolazioni per definire non sempre piante appartenenti alla stessa specie, non sempre piante psichedeliche o cactacee!
Peyotl in lingua Azteca sembra significare, tradotto, “scintillìo”. Non si sa se è un significato legato al suo caratteristico aspetto, soprattutto delle varietà più “pelose” o ai suoi effetti. Il libro The Aztecs di Richard Townsend fornisce dettagli archeologici molto interessanti sull’uso del peyotl da parte di questo antico popolo. Certi sacerdoti erano soliti consumare per determinati compiti piante psicoattive come il peyotl o i funghi del genere Psilocybe, ma anche delirogeni come la Datura, detta anche stramonio.
L’origine della persecuzione
Tuttavia, in realtà, nella regione a Sudovest della zona degli antichi Aztechi, pare che l’antico l’uso di queste piante non fosse molto ben visto. La casta sacerdotale richiedeva una vita di austerità e sobrietà, qualcosa che sembra abbia relegato l’uso di queste sostanze a sciamani outsiders e popolazioni al di fuori del regno Azteco. Non che fosse perseguito l’uso, semplicemente divenne un uso meno legato al sacerdozio e più vicino ad un uso folkloristico. Comunque sia non si trattava nemmeno di puro utilizzo a scopo ricreativo, lo si evince dalla strenua conservazione della sacralità rituale nell’assunzione del cactus in questione conservata a fatica sinora. L’uso principale del peyotl era, ed è tutt’ora, come “medicina”.
Patecatl, dio Azteco della guarigione, della fertilità e della scoperta del Peyotl.
I primi persecutori furono degli spaventatissimi conquistadores Cristiani. Se autorità dell’epoca in campo scientifico-botanico come Sahagún e Francisco Hernández dubitavano delle proprietà “miracolose” della pianta descritte dagli indigeni, la Chiesa ne aveva paura. Il problema non era la possibilità dell’avverarsi di un miracolo, il problema per la Chiesa era la natura del miracolo. Cose come divinazione, o ritrovare cose perse attraverso l’uso di erbe “nocive” erano decisamente sulla lista nera dei “miracoli” riconosciuti dalla Chiesa. In sostanza opera del demonio.
In ogni epoca ed in ogni luogo può esserci un tipo sveglio
Gli scienziati prendevano con leggerezza le diciture degli indigeni. La Chiesa perseguitava le loro usanze. Questi due fattori hanno fatto sì che praticamente gli Europei non avessero esperienza di cosa davvero produceva il consumo di questo cactus. Ma questo è totalmente vero?
Dale Pendell, nel suo eccellente libro “Pharmako/Gnosis” accenna al rapporto di un conquistador Spagnolo che afferma di aver provato il peyotl. Le sue parole al riguardo, riportate dal poeta americano sono le seguenti:
Juan de Cardenas.
“È completamente falso dire che la virtù di quest’erba fa apparire il diavolo. In secondo luogo, dire che attraverso queste virtù sapremo cose che accadranno o che sono accadute, è un errore notevole che il diavolo dichiara ciò…. dato che in effetti venne detto e dichiarato in tempi antichi a mezzo delle bocche degli oracoli, quei falsi dèi, ma che l’erba con le sue virtù possa permettere una di queste cose, per me, è una falsità ed una menzogna” – Juan de Cárdenas, 1591.
Cardenas descrisse nell’attività del peyotl la produzione di visioni e sogni, ed un sonno irrequieto come conseguenza. Tuttavia la Chiesa continuò nei suoi interrogatori a torturare indigeni sotto la domanda “hai mangiato il peyote?“
La scoperta della mescalina in Europa
Date le persecuzioni, la componente attiva della Lophophora williamsii venne isolata solamente nel 1888, ad opera di Louis Lewin, in una miscela di alcaloidi chiamata anhalonina. Successivamente Arthur Heffter isolò quattro alcaloidi. Uno di questi venne battezzato “mezcalin“. Per determinare quale di questi quattro alcaloidi fosse il responsabile dei peculiari effetti visivi del peyotl, Heffter procedette con l’autosperimentazione. Si tratta del primo “trip” da pura mescalina mai avvenuto nel vecchio continente.
Uno dei più importanti studi sui 57 alcaloidi prodotti dalla Lophophora fu eseguito dal magistrale Alexander Shulghin. È possibile trovare un resoconto completo nel suo capolavoro PIHKAL: A Chemical Love Story.
L’omaggio del pittore Americano Alex Grey ai coniugi Shulghin e ai loro appassionati studi.
Tra Heffter e Shulghin, però, ne sono passate di personalità importanti dalla sperimentazione con la mescalina. L’esperienza mescalinica divenne per un periodo neanche troppo breve una vera fonte di ispirazione virale negli ambienti più dotti del continente Europeo. Dal celeberrimo saggio sugli effetti della mescalina di Aldous Huxley “Le Porte della Percezione” al turbamento esistenziale de “La Nausea” di Jean Paul Sartre al filosofo Gottfried Benn, la mescalina è ovunque. Benn scrisse, a tal proposito:
Cervelli potenti non vengono rinforzati con il latte, ma con gli alcaloidi.
Certo, a questo punto Pendell sostiene: “Comunque il nostro scopo non è rinforzare un cervello potente, ma camminare nella bellezza“.
Il fatto che una specie in grado di influenzare con la sua millenaria saggezza una civiltà appena la incontra sia in pericolo per via di superstizioni che risalgono all’epoca della schiavitù e dell’Inquisizione è un vero dolore per ogni amante della natura.
Bracconaggio
Ma ciò che fa più tristezza è che non solo le persecuzioni hanno messo in pericolo la specie e soprattutto le sue molteplici eppure rare varietà. Due fattori stanno rapidamente massacrando antiche popolazioni di Lophophora: sparizione dell’habitat naturale e bracconaggio.
Il bracconaggio non è altro che un ulteriore prodotto di quella mentalità imperialista che portò alla schiavitù degli afroamericani e alle persecuzioni degli eretici, fusa con la troppo attuale smania del volere tutto qui e subito. Ora, grazie a secoli di proibizionismo, il peyotl è un “prodotto ambito”. Un ulteriore oltraggio a quello che tutt’ora è per molti nativi Americani un sacramento vero e proprio.
Gli amanti veri del peyotl, in tutto il mondo, collezionano rigorosamente i semi, mai cacti rubati al loro habitat. Speciali nursery sono comparse negli anni in tutta Europa per la conservazione delle varietà di questa meravigliosa specie, sperando nel corso degli anni di arginare il più possibile il fenomeno del bracconaggio.
Lophophora cresciute in un campo dedicato alla loro conservazione, Texas. Il colore viola è dovuto alle temperature basse, qualcosa in comune con la pianta di cannabis.