“La ‘BEVANDA INTELLETTUALE’ e Drink della Temperanza contiene le preziose proprietà TONICHE e STIMOLANTI PER I NERVI della pianta di Coca e della noce di Cola, formando così non solo una bevanda deliziosa, rinfrescante, esilarante e rinvigorente, ma anche un notevole TONICO PER IL CERVELLO ed una cura per tutte le afflizioni nervose” – Pubblicità della Coca-Cola del 1887, da Pharmako/Dynamis di Dale Pendell.
Andando a ritroso nel tempo di un paio di secoli, spesso troviamo stupefacente la leggerezza con cui si trattava la cocaina in Europa. Sicuramente gran parte di questa leggerezza era dovuta agli scritti di uno dei più grandi promotori dell’uso medicinale e come stimolante della cocaina: Sigmund Freud.
A questa distanza di tempo possiamo tranquillamente affermare che Freud aveva un po’ preso una cantonata con alcune considerazioni. All’epoca Über Coca (Sulla Coca) nacque probabilmente per cavalcare l’onda di notorietà e curiosità nei confronti di questa nuova sostanza. Freud continuò ad utilizzarla per almeno dieci anni. Dopo il 1895, però, la coca scomparve dagli scritti di Freud. Era già cominciata l’era in cui per uno psicologo dalle idee controverse che cercava accettazione nella comunità medico-scientifica non era una gran cosa essere associato ad una droga.
Vecchio mondo, nuovo mondo
Il rapporto di Freud con la cocaina era il primo riflesso di cosa sarebbe divenuta nel Vecchio continente. Sosteneva che non desse alcun desiderio di abusarne, e che la mente sotto cocaina, benché rivestita di una rinnovata lucidità, non fosse affatto differente da una mente sobria.
Pendell, dalla sua, su queste affermazioni ha solo da dire che “L’abbraccio della cocaina senza riserve di Freud è la cosa più caratteristica dell’Alleato. Come dottore dei veleni, lui era ancora un novellino”. In effetti abbiamo già detto che qualcosa di Über Coca è quantomeno discutibile. Freud però cavalcava solo l’onda di quello che era un vero entusiasmo generale nei confronti di questa sostanza. Un entusiasmo molto caratteristico degli effetti della coca, se non li si conosce a fondo.
Tra fine XIX ed inizio XX secolo, la coca veniva impiegata in Europa da una miriade di dottori e professionisti di ogni sorta. Il più noto esploratore polare Inglese, Ernest Shackleton, aveva tra le sue razioni delle tavolette per la “marcia forzata” composte interamente da cocaina. Nel 1909, rimasti durante una spedizione senza provviste, Ernest ed il suo team sono sopravvissuti solo grazie a queste tavolette, che hanno permesso a tutti i suoi uomini di avanzare senza sosta sino al deposito più vicino, a cento miglia di distanza. Non perse neanche un uomo.
In Corsica, nel 1869, Angelo Mariani diede vita al Vin Mariani: un decotto nel vino delle foglie di Coca. Tra i suoi più grandi apprezzatori vi erano Papa Leone XIII ed il Cardinale Lavigerie. Pendell riporta che il Cardinale sostenne in una lettera che “la sua coca ha dato ai preti Europei la forza per civilizzare l’Asia e l’Africa”. Tra i “fan” del Vin Mariani spiccò anche un certo John Pemberton, farmacista e noto in tutto il mondo per essere stato l’inventore della Coca-Cola.
In principio
L’arbusto di Erithroxylum coca è fornito di numerosissime proprietà, oltre che del famoso alcaloide. Mentre in Europa, e di conseguenza in tutta la Civiltà Occidentale, la cocaina ha preso del tutto le caratteristiche di una piaga sociale, nei suoi luoghi d’origine viene utilizzata da tempo immemore per gli scopi più disparati, saggiamente e senza danno alcuno.
Capita spesso di leggere anche sui libri di scuola che le foglie di coca vengono masticate dai popoli delle Ande per smorzare la fame ed il senso di fatica dato dalle altitudini. Questo è solo un frammento minuscolo della realtà etnobotanica legata all’uso umano di questo arbusto.
Fa riflettere che chi ne fa uso attraverso la masticazione delle foglie di coca, non sempre apprezza l’effetto acuto di quantità di alcaloide che si avvicina all’utilizzo ricreativo che ne si fa in Occidente. Sembrerebbe che Mama coca, per i coqueros (i masticatori di coca) abbia tutt’altro scopo! Tanto per cominciare, questi conoscono molto bene differenti varietà dell’arbusto, e conseguenti proprietà altrettanto differenti.
La cosa che salta subito all’occhio è che per il quid di foglie di coca vi sono tante formule differenti. Già la quantità di calce aggiunta al bolo cambia molto l’assorbimento degli alcaloidi da parte della mucosa orofaringea. Sulla The Ecyclopedia of Psychoactive Plants del noto etnofarmacologo Christian Rätsch figura una lista di 78 additivi per la masticazione della coca!
Nella foto, rispettivamente da sinistra a destra: Ratsch, Montgomery, Boch e Samorini, 1999.
Il principio è adesso
Si tratta di pratiche che in Sudamerica è facile incontrare ancora adesso. Ed allo stesso tempo sono pratiche svolte con una saggezza che può appartenere solo ad una tradizione orale molto antica da parte di esseri umani del tutto coordinati con l’ambiente che li circonda.
Osservando queste conoscenze, e rivedendo come in Occidente la coca sia entrata sotto forma di tonico per i colonizzatori, vale la pena chiedersi se l’errore sia stato il come ci si è avvicinati a questa pianta, più che il fatto di provarne interesse. Inoltre, come a riconferma di questo pensiero, il proibizionismo nei confronti della coca è nato proprio attraverso la propaganda razzista, Statunitense, che dipingeva il cocainomane come un uomo di colore pericoloso e dotato di forza sovrumana.
Molto spesso però nel passato c’è la chiave per illuminare la strada futura. Sempre negli Stati Uniti qualcuno sta cominciando a capire che un utilizzo differente di questa pianta non è solo possibile, vale proprio la pena sperimentarlo! Magari con più senno degli Europei dei primi del ‘900, certo. Nascono quindi alle soglie del ventesimo anno del ventunesimo secolo i “Coca Bar”, locali dove legalmente si può degustare un decotto di foglie di coca nutriente, tonico e stimolante in modo molto simile a come si utilizza tradizionalmente Mama Coca.
I Coca Bar non sono una novità se si visita il Perù o la Bolivia. Ma in Occidente è tutt’altra cosa. Un bel cambio di paradigma che può dimostrare quanto approcciarsi ad una pianta maestra con rispetto anziché cupidigia può cambiarne del tutto il significato.