“Affaticarsi e lottare contro gli ostacoli rappresenta per l’uomo un bisogno come lo è per la talpa lo scavare” – Arthur Schopenhauer
Secondo il decreto 9 Novembre 2015, i malati di Sclerosi Multipla possono avere accesso ai farmaci a base di cannabis. Nel 2017, un passo ulteriore è stato quello di Michelle Cameron e Jessica Rice, sotto commissione della WHO. Queste due ricercatrici hanno infatti raccolto i dati provenienti da tutto il mondo e frutto di anni di ricerca sull’efficacia della cannabis contro i sintomi da sclerosi multipla.
E nel 2021? Purtroppo nel 2021 abbiamo ancora più dati promettenti, si, ma spesso manca la cannabis terapeutica ai pazienti. Un ossessiva ed arcaica persecuzione, sempre meno basata su fatti, sta letteralmente mettendo da parte persone che vivono condizioni di salute terribili. Davanti ad una persecuzione sempre più evidentemente insensata, l’informazione precisa è l’unica via di riscatto. Vediamo allora, nel dettaglio, cosa sappiamo della sclerosi multipla e del perché la cannabis può aiutare.
La Sclerosi Multipla
La sclerosi multipla è una malattia che colpisce il Sistema Nervoso Centrale. Questo include cervello, spina dorsale e nervi ottici. È una malattia che coinvolge anche una risposta anormale del sistema immunitario del corpo, purtroppo direzionando tale risposta contro il sistema nervoso della stessa persona. I sintomi prevedono spasticità, tremori, dolori, complicanze viscerali e della vescica.
Nello specifico il sistema immunitario bersaglia la mielina, una sostanza che isola e circonda gli assoni dei neuroni. La parola sclerosi deriva dalle “cicatrici” che si formano a seguito del danneggiamento della mielina. Si attribuisce a queste cicatrici l’ampio spettro di sintomi che caratterizza la patologia. Ci sono numerosi medicinali approvati per l’alleviamento dei sintomi, ma nessuno di questi è completamente efficace.
Nonostante i medicinali, molte persone continuano a fare esperienza di ricadute nella malattia, cosa che inevitabilmente la porta a progredire. La cannabis è stata usata dalle genti per migliaia di anni, e nonostante questo, uno studio sistematico sull’efficacia nei trattamenti delle sue componenti è apparso solo negli ultimi 20 anni.
Studi con Sativex, Estratti e THC sintetico
Nel 2017 fu pubblicato un sondaggio [1] in cui il 47% degli intervistati rispose che prendeva in considerazione l’idea di usare la cannabis a contrastare i sintomi. Nello stesso sondaggio, il 26% ha usato la cannabis a questo scopo, il 20% ne ha parlato col medico ed il 16% ancora la utilizza. Nel 2014, fu pubblicata una revisione sistematica di prove ad alta qualità di pubblicazioni su riviste soggette a peer-review riguardo l’efficacia e sicurezza della cannabis medicinale in disordini neurologici selezionati [2].
Per la precisione, la revisione fu pubblicata dalla American Academy of Neurology (AAN), una associazione professionale che rappresenta più di 32000 neurologi e neuroscienziati. Basandosi su questa collezione di dati, l’AAN ha concluso, tramite delle linee guida basate sulle prove [3], che:
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- Spasticità: Sativex, estratti somministrati oralmente e THC sintetico sono efficaci nel ridurre i sintomi di spasticità;
- Dolori: Sativex, estratti e THC sintetico sono efficaci nel ridurre il dolore correlato alla sclerosi multipla;
- Tremori: Sativex, estratti e THC sintetico non sono efficaci nel ridurre i tremori;
- Problemi viscerali: Sativex è efficace per i problemi urinari, ma non per le problematiche viscerali.
E la cannabis inalata? Le preoccupazioni legate alla combustione ed alla sicurezza a lungo termine, nel 2014, non permisero di conoscerne l’efficacia nei termini di questo studio. Sappiamo bene però che lo spettro completo di composizione della cannabis ne varia molto gli effetti. Non solo i livelli dei cannabinoidi, ma anche quelli dei terpeni ed il trattamento della cannabis può cambiare tutto! Abbiamo visto come una decarbossilazione possa cambiare molto la chimica della cannabis in positivo. Anche l’assunzione orale, tramite combustione o tramite vaporizzazione portano con sé delle grandi differenze.
CAMS e MUSEC
Il più ampio studio sull’efficacia della cannabis sui sintomi della sclerosi multipla risale al 2003 [4], più di dieci anni prima. Fu effettuato su 630 persone provenienti da 33 centri del Regno Unito e per un periodo di tempo di 15 mesi. Fu somministrato in modo randomizzato dronabinol, cannador o un placebo. Spasticità, spasmi, dolori e qualità del sonno migliorarono in tutti quelli che presero entrambi i prodotti basati sui cannabinoidi (CAMS). Purtroppo non migliorarono tremori e sintomi viscerali.
Nel 2012 cominciarono gli studi sulla percezione dei pazienti dei cambiamenti nella rigidità muscolare (MUSEC) [5]. In questo studio, 279 persone affette da sclerosi multipla hanno preso Cannador o placebo per 12 settimane. Chi ha usato gli estratti di cannabis ha segnalato negli opportuni test più del doppio dei miglioramenti nella rigidità muscolare. I ricercatori registrarono anche miglioramenti nella qualità del sonno e verso gli spasmi.
Nel 2015 furono effettuati ben 11 studi randomizzati, su di un totale di 2138 persone! Tutti i pazienti riportarono miglioramenti secondo la scala di autovalutazione. Tuttavia i fisiatri dall’esterno non riconobbero molti miglioramenti statisticamente significativi.
Lo studio che più ebbe successo fu naturalmente quello sul trattamento del dolore.
Dolore neuropatico
Le persone che soffrono di sclerosi multipla possono provare differenti tipologie di dolore. La maggior pare del dolore è causato dal danneggiamento del sistema nervoso centrale, ed è definito come dolore neuropatico centrale. Questo è accompagnato da [6]:
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- Mal di testa – 43%
- Dolore nervoso agli arti – 26%
- Male alla schiena – 20%
- Spasmi dolorosi – 15%
- Nevralgia trigeminale – 3,8%
Il ruolo della cannabis nel lenire i dolori è evidente, anche se non è ancora ben compreso. Una buona parte la gioca la sua capacità altamente antiinfiammatoria. Alcune evidenze suggeriscono anche che i recettori CB1 nel cervello e nei nervi periferici abbia un ruolo nella modulazione e nel processamento del dolore [7].
Uno studio trovò una diminuzione del 41% nell’intensità dei dolori acuti col Sativex [8] . I due studi CAMS e MUSEC riportarono dei risultati molto simili, sul dolore neuropatico. Ma la cosa più interessante è che ci sono studi sul trattamento del dolore neuropatico attraverso l’inalazione. Risulta che, in modo statisticamente significativo, il dolore diminuisce a seguito dell’inalazione [9,10]!
In buona sostanza c’erano dati significativi sulla capacità della cannabis di migliorare la qualità della vita dei malati di sclerosi multipla già diversi anni fa. Nessuno studio di quelli citati sinora è successivo al 2017, mentre molti altri, con ottimi risultati, risultano emergere dagli ultimi 4 anni. A questo punto, uno Stato come l’Italia, non facendo nulla per far sì che una produzione nazionale prenda piede, impedisce volontariamente e sulla base di alcun fondamento a delle persone affette da una condizione irreversibile di vivere una vita più sopportabile. Ci si aspetta da anni che persone come malati di sclerosi multipla e fibromialgia e malati oncologici non restino senza la loro medicina.
Si spera che non si stia aspettando semplicemente di importare cannabis dall’estero sfruttando manodopera a basso costo, visti i benefici che trarrebbe il Belpaese nel produrre vagonate di cannabis anche da un punto di vista di contrasto alla disoccupazione e di aumento del PIL.